10/03/2017
L'assassinio politico del costituzionalista U Ko Ni e l'attacco alle libertà fondamentali

Nuovi durissimi e gravissimi attacchi alla transizione verso la democrazia in Birmania.

Giorni fa, dopo che il ministro degli interni aveva negato il coinvolgimento delle frange nazionaliste del buddhismo, nell’assassinio del costituzionalista birmano U Ko Ni,  il monaco estremista U Wirathu aveva ringraziato pubblicamente, le persone sospettate dell’assassinio del  giurista dell’NLD, esprimendo simpatia per le famiglie degli stessi.

Tutte le persone arrestate e sospettate dell’omicidio, sono buddhisti e tre sono ex ufficiali dell’esercito birmano.  Le dichiarazioni del monaco facevano seguito a quelle del Ministro degli Interni che aveva negato il coinvolgimento dell’associazione buddista Ma Ba Tha, per la protezione della razza e della religione, nell’assassinio politico del giurista.

“Oggi mi sento sollevato per il futuro del buddhismo nel mio paese.” Aveva scritto U Wirathu,  e facendo riferimento all’assassinio del giurista mussulmano, aveva detto inoltre: “chiunque intenda gettare via la costituzione del 2008 dovrebbe considerarsi avvisato”.

“Chiunque voglia cacciare dal parlamento ii militari, dovrebbe far attenzione, chiunque voglia cancellare la costituzione dovrebbe far attenzione” aveva dichiarato, sostenendo che la Birmania ha ancora bisogno dei militari in parlamento. Subito dopo queste incredibili dichiarazioni, il giornalista del Myanmar Now, Ko Swe Win, in un post su Facebook aveva sottolineato come le “dichiarazioni del monaco U Wirathu, a sostegno degli assassini del giurista birmano, U Ko Ni,  dovrebbero portare espulsione dal monachesimo”. Per questo era stato denunciato alla polizia per attacco alla religione nazionale. Il clima già caldo in precedenza nei confronti della libertà di stampa si è ulteriormente scaldato, e Aung Zaw, editore del The Irrawaddy, in un suo articolo sottolinea come, dopo il gravissimo omicidio, la libertà di stampa sia ancora più a rischio e vi sia la necessità di un urgente intervento del governo a tutela dei giornalisti.

 “ La domanda che si fanno in molti in Birmania è: chi reprimerà U Wirathu, che promuove un linguaggio d’odio, istiga alla violenza raziale e ha mostrato la gratitudine per l’assassinio di U Ko Ni?”

“ Se il governo di Aung San Suu Kyi non è in grado di proteggere o difendere Ko Swe Win e fermare U Wirathu, la legittimità e la credibilità del governo è a rischio perché il suo sostegno popolare diminuisce ad una velocità allarmante tra gli attivisti e le minoranze etniche. Infatti, sottolinea sempre Aung Zaw, già con il precedente governo, U Wirathu e il suo movimento, sostenuti da personalità influenti, potenti uomini di affari, funzionari di alto livello, da nazionalisti e da alcune comunità spirituali birmane, aveva messo in atto azioni contro l’espansione della religione islamica e il boicottaggio dei negozi di proprietà di mussulmani. Nel 2013 e 2014 U Wirathu e alcuni membri di Ma Ba Tha avevano lanciato messaggi di odio, provocando l’esplodeere delle violenze contro i mussulmani con centinaia di morti.

Nel suo post su Facebook Ko Swe Win riportava anche le dichiarazioni di un abate U Seinda, che  affermava come U Wirathu non fosse più monaco, visto che aveva smesso la tonaca dopo aver ringraziato gli assassini,  una offesa imperdonabile per la pratica religiosa.

See Win aveva anche messo in dubbio lo stato di diritto del paese: “ mi interrogo sullo stato di diritto del paese dove chi sostiene un assassinio e lancia messaggi d’odio via internet rimanga impunito, mentre presone come me sono accusate”.  A giugno si era sperato che qualche cosa di nuovo potesse accadere dopo le dichiarazioni del Primo Ministro di Yangon U Phyo Min Thein, che sosteneva come Ma Ba Tha fosse “inutle e ridondante” visto che esiste già una entità religiosa incaricata di verificare i comportamenti religiosi. I 47 membri del Comitato Sangha avevano dichiarato che  Ma Ba Tha non fosse u gruppo riconosciuto nel buddhismo, ma sorprendendtemente non accadde nulla e nessun parlamentare NLD aveva messo all’ordine del giorno la modifica l dell’ Art. 66(d) e U Wirathu aveva continuato a ricevere donazioni, a lanciare parole d’odio sui media come se avessero ricevuto la benedizione di stato o come se fossero autorizzati.