Con le elezioni del 27 maggio 1990
in Birmania si è avuta la vittoria della democrazia. La Lega
Nazioionale per la Democrazia (LND) ha ottenuto 392 dei 485 seggi al
parlamento. Ma nonostante ciò, i militari hanno mantenuto il potere
arrestando oltre 100 dei deputati eletti. 20 deputati sono morti in
carcere, mentre gli altri sono fuggiti in esilio.
La situazione in Birmania è tutt’ora estremamente pesante. Tutti i diritti umani e sindacali sono completamente negati.
Uccisioni extragiudiziali, arresti,
reclutamento forzato nell’esercito, deportazione di massa, stupri, e
lavoro forzato sono la linea di comportamento della giunta militare. A
ciò si aggiunge la durissima repressione nei confronti dei gruppi
etnici.
Un esempio eclatante riguarda i
Kareni, il gruppo etnico più grande dopo i birmani, subisce una
repressione durissima. Prima delle elezioni dell’89 si era riusciti a
concordare una sorta di federalismo, che riconosceva la autonomia dei
gruppi etnici nei confronti del governo centrale. Questa ipotesi è
completamente saltata dopo la repressione posta in atto a seguito della
sconfitta nelle elezioni da parte della giunta. I Kareni e gli altri
gruppi etnici, considerati i ribelli, subiscono da anni la deportazione
forzata dai loro villaggi, verso i luoghi più “controllabili”. Poiché
la maggioranza dei Kareni sono contadini, i militari bruciano i loro
villaggi e distruggono i mezzi di lavoro, costringendo la popolazione a
spostarsi verso le città; più di 100 mila sono coloro che scappano e si
nascondono nella giungla. Per evitare che possano ritornare nei
villaggi di provenienza i militari, dopo aver bruciato le case, minano
le strade dei villaggi e i campi di riso. La popolazione è costretta
quindi a sopravvivere negli stenti, sapendo che chiunque viene trovato
nella giungla viene ucciso.
L’esercito professionale recluta i
soldati attraverso quote assegnate alle province e attraverso il
reclutamento forzato e improvviso. Chiunque in un qualsiasi giorno può
venire catturato da raids dell’esercito e costretto o all’arruolamento
o a fare il portatore per conto dell’esercito. Anche le donne possono
essere prese e costrette al lavoro forzato per costruire strade, ponti
ferrovie o a fare qualsiasi altro lavoro nelle imprese gestite dai
militari, ma soprattutto allo scopo di promuovere migliorare e
restaurare infrastrutture, musei, alberghi per rilanciare il turismo.
Circa due milioni sono le persone
costrette a fuggire dalla Birmania In Tailandia o in India e a vivere
in campi profughi ai confini con la Birmania. Centinaia di migliaia
sono i lavoratori clandestini in Tailandia, costretti a lavorare in
condizioni durissime e senza salario a volte per mesi con la promessa
di un salario che spesso non arriverà mai.
Gli imprenditori, infatti, arrivano
anche ad accordarsi con rappresentanti corrotti del la polizia
tailandese, che irrompe nei luoghi di lavoro e riporta gli immigrati al
confine, acconsentendo poi a non farli rimpatriare in cambio di denaro.
Anche per gli immigrati legalmente, a seguito della crisi economica in
Tailandia, la situazione è diventata precaria. Il governo tailandese
che aveva deciso per il loro rimpatrio, in realtà trova l’opposizione
degli imprenditori che hanno trovato una manodopera a basso costo.
Nonostante il sindacato tailandese abbia richiesto l’uguaglianza
salariale. .
Sul piano economico la Birmania
negli anni 60 era considerato un paese in espansione, forse il più
ricco tra i paesi dell’area (U Tant, ex segretario generale dell’ONU
era di Rangoon). Ora la sua situazione economica è estremamente
precaria, tanto da essere stata classificata dall’ONU tra i paesi meno
avanzati.
Anche il rapporto della Banca
Mondiale, afferma che la crisi economica in Birmania è dovuta al
regime, alla corruzione, al monopolio dei militari, che contribuiscono
alla crisi agricola, alla carenza di produzione di riso a causa delle
emigrazioni forzate e delle mine poste diffusamente nei campi. Tutto
ciò ha portato ad una contrazione degli investimenti esteri, anche se
forti sono gli interessi economici in questo paese di Giappone,
Singapore, Gran Bretagna, Malesia, Thailandia.
Alcune aziende, come la Levi Strauss e Coca Cola ritirano i propri interessi poiché rappresenterebbero un aiuto al regime..
Cina e Singapore appoggiano il governo birmano attraverso l’esportazione di armi per l’esercito
Anche qualche impresa italiana ha
ancora rapporti commerciali in questo paese: l’ICE ha reso noto che nel
2003 le importazioni da questo paese sono state pari a 13 milioni di
dollari.
L’NCUB,’organizzazione ombrello che raccoglie al suo
interno tutte le organizzazioni democratiche birmane e l’NCGUB, il
governo in esilio, chiedono da sempre l’apertura di un dialogo aperto e
inclusivo, tra la giunta militare, i rappresentanti dei partiti
politici e ====== per la restaurazione di un clima pacifico, della
democrazia, ma questa richiesta è stata da sempre rifiutata.
Akung San Su Ky, leader e premio Nobel per la pace continua la sua lotta agli arresti domiciliari nella sua casa di Rangoon.
Il movimento sindacale opera in clandestinità e
anche nei campi profughi ai confini in Tailandia e in India. Alcune
attività, soprattutto del sindacato agricolo, hanno permesso la
formazione di quadri che vengono poi rimandati in Birmania per
costruire anche all’interno il Sindacato.
Gli insegnanti, più di 700 nei campi rifugiati,
hanno promosso attività di formazione. Nel 92 in Tailandia è nato il
sindacato dei lavoratori marittimi. La giunta militare ha provveduto a
mettere in carcere o a condannare a pene durissime i due maggiori
leader.; la campagna dovrà continuare a puntare sulle sanzioni
politiche ed economiche, anche perché sino ad ora gli investimenti
esteri hanno fatto guadagnare solo la giunta militare.
L’Unione Europea su richiesta della
CES e della CISL Internazionale ha sospeso le preferenze generalizzate
alla Birmania a causa del massiccio uso di lavoro forzato in tutti i
settori; gli USA hanno ritirato l’ambasciatore USA mantenendo solo un
ufficio per le relazioni con Bruma abbassando cosi il livello della
rappresentanza diplomatica. Si tratta ora di sviluppare una campagna
per la democrazia a Burma, che sia in grado di operare su più fronti,
il primo dei quali è il riconoscimento politico del parlamento
democraticamente eletto e non entrato in funzione e del CRDP.
Il
Parlamento europeo, quello Belga, danese, Quebec, British Columbia e
l’Unione Interparlamentare hanno fatto altrettanto. Si tratta ora di
ampliare il consenso.
In Europa si deve mantenere la
sospensione delle agevolazioni tariffarie all’importazione e
possibilmente andare oltre per minare la forza economica della giunta,
introducendo altresì una serie di sanzioni economiche mirate nei
confronti di tutte le imprese di proprietà dello stato e dei militari,
senza alcuna esclusione.