17/02/2014
Il censimento previsto per la fine di marzo fonte di potenziali violenze etnico religiose
C'è ancora il tempo per modificare le parti più contestate relative all'appartenenza etnica e religiosa

Ci si dovrebbe stupire per il fatto che la Birmania intenda veramente effettuare il censimento nazionale, sapendo che questo rischia di infiammare la violenza etnico religiosa in un momento così critico. Il paese ha avviato il processo di pace con i gruppi etnici armati, la transizione democratica ma sta per attuare un censimento con domande che potrebbero mettere a rischio queste attività. C’è infatti il timore che il censimento possa essere la scintilla per tali violenze, come sottolinea l’International Crisis Group ma tali preoccupazioni sono state sollevate anche dalla comunità internazionale. Facendo ciò il governo, l’ONU e i donatori possono dimostrare che sono sensibili ai seri rischi che scaturiscono dalla struttura attuale e che vogliono rispondere alle profonde riserve espresse da importanti gruppi del paese. Mentre la raccolta accurata di dati demografici è cruciale per la programmazione dello sviluppo, visto che l’ultimo censimento si è tenuto 30 anni fa, l’attuale questionario con 41 domande è eccessivamente complicato e fonte di rischi. Si dovrebbe pertanto apportare rapidamente  dei tagli per concentrarsi solo sulle domande demografiche, rinviando quelle che sono divisive o creano senza alcun bisogno conflitti. Ovvero quelle sulla religione, etnicità, status della cittadinanza.

La Birmania è uno dei paesi con le maggiori diversità e l’etnicità è una questione complessa, contestata e politicamente sensibile, in un contesto nel quale le comunità etniche hanno a lungo creduto che il governo manipola le categorie etniche a scopo politico. Inoltre la Birmania nella sua transizione politica da uno stato militare e autoritario alla governance democratica, sta lottando per porre fine a conflitti  multipli e interconnessi in atto da decenni nelle zone di confine. Nello stesso tempo nei mesi recenti è nato un movimento nazionalista virulento di Buddhisti birmani che ha guidato gli assalti alle comunità mussulmane. Un censo che rischia di aumentare queste tensioni è poco consigliabile. Ci sono molti problemi nella classificazione etnica usata dal censimento, che si basa su una vecchia e molto criticata lista di 135 gruppi messa a punto negli anni 80.  In alcuni casi il piccolo Gruppo etnico Chin è diviso in 53 categorie , molti villaggi o nomi di gruppi che  non hanno giustificazione alcuna di tipo etno-linguistica. In altri i gruppi sono accorpati mentre hanno identità etniche separate. Per esempio molti gruppi nello Stato Shan come i Palaung, Lahu e Intha sono inseriti come suddivisioni dell’etnia Shan, ma invece non sono correlati in alcun modo dal punto di vista etnico o linguistico. Alcuni di questi gruppi, compreso i partiti politici ed etnici e organizzazioni armate hanno emesso dei comunicati molto critici sul censimento chiedendo di rimandarlo o riclassificarlo sulla base della consultazione con le comunità etniche. La classificazione è correlata a altri fattori oltre l’identità culturale perché avrà degli impatti politici. La costituzione e le leggi elettorali stabiliscono  una serie di norme relative alle circoscrizioni elettorali costruite in base alle etnie per quei gruppi che raggiungono delle soglie di popolazione, con rappresentanti nominati come ministri nei governi locali. I gruppi temono che se le loro comunità saranno suddivise o classificate erroneamente, potrebbero non venire riconosciuti i diritti di rappresentanza politica. Non c’è alcuna possibilità di riportare etnie miste, ciò costringerebbe la gente a classificarsi con una identità soltanto, con impatti negativi sui gruppi più  piccoli. La religione aggiunge un altro elemento alla controversa questione. Il crescente nazionalismo buddhista tra l’etnia dominante birmana caratterizzato dal movimento 969 (vedere il rapporto The Dark Side of Transition: Violence Against Muslims in Myanmar, prefigura una narrativa fantastica che la Birmania e la religione maggioritaria buddhista saranno surclassati dai mussulmani. Il censimento potrebbe servire non volendo a sostenere questa tesi. Attualmente si ritiene che la popolazione mussulmana in Birmania sia del 4%, dato riportato dal censimento del 1983. Comunque vi sono chiari segnali che il dato reale fosse del 10% ma che fosse stata presa una decisione politica di pubblicare il dato più accettabile del 4%. I risultati del prossimo censimento  potrebbero per tanto essere interpretati erroneamente fornendo l’evidenza di un aumento nel corso degli ultimi trent’anni, di tre volte della popolazione mussulmana nel paese. Una chiamata alle armi potenzialmente molto pericolosa per i movimenti estremisti. La questioni della etnicità, religione, e cittadinanza, formano una miscela particolarmente potente nello Stato Arakan, luogo di pesanti scontri violenti anche recenti. Molti nella comunità buddhista Rakhine ritengono di stare lottando per la loro sopravvivenza etnica e religiosa di fronte ad una popolazione mussulmana Rohingya  che è percepita in forte crescita, ma a cui attualmente viene negata la cittadinanza e i diritti umani fondamentali. L’accusa è che molti Rohingya sono immigrati di recente dal Bangladesh, una storia che viene ripetuta da decenni, nonostante l’evidenza del contrario. In aggiunta alle tensioni che potrebbero innescarsi dopo la pubblicazione dei dati sulla popolazione Mussulmana, alcuni politici estremisti Rakhine temono indubbiamente che il censimento fisserà  una quadro relativo alla popolazione mussulmana sfatando il mito della loro recente immigraizone.  I politici Rakhine stanno già denunciando che attualmente si stanno infiltrando nello Stato Rakhine dei mussulmani bengalesi in modo da poter essere inclusi nel censimento. Questi politici chiedono di poter formare delle milizie armate Rakhine per prevenire tale immigrazione.

 Vedi ICG http://www.crisisgroup.org/en/publication-type/alerts/2014/myanmar-conflict-alert-a-risky-census.aspx

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