05/03/2015
Negoziati UE Birmania per un accordo bilaterale sugli investimenti
lettera aperta sui mancati impegni per il rispetto dei diritti umani e sulle regole
CSI, CES, FIDH e Burma Campaign UK  esprimono forti perplessità sulla decisione di concludere  ora  un trattato Bilaterale sugli Investimenti con la Birmania e chiedono ai negoziatori UE e della Birmania di 1) includere misure innovative e vincolanti in materia  diritti umani,  2) modificare sostanzialmente le regole sugli investimenti - anche per quanto riguarda la composizione delle controversie investitore- Stato (ISDS).

24 febbraio 2015

Lettera aperta congiunta sul trattato bilaterale sugli investimenti

 EU- Myanmar

Il 12 febbraio 2015 I governi della UE e della Birmania hanno concluso il primo round di negoziati per un accordo bilaterale sugli investimenti (BIT)

In generale gli investimenti diretti esteri, possono giocare un ruolo positivo per la creazione di posti di lavoro dignitosi, per il miglioramento della produttività e per gli investimenti in professionalità e nel trasferimento di tecnologie, a sostegno della diversificazione produttiva e dello sviluppo di imprese locali.  Ma gli IDE possono anche minare il lavoro dignitoso, la sostenibilità la redistribuzione  e in generale il benessere, in particolare nei casi in cui gli stati ospitanti non sono in grado o non vogliono adottare o applicare le leggi e politiche appropriate. Anche se i nuovi investimenti UE in Birmania potrebbero creare nuove opportunità per i lavoratori, non vi è alcuna garanzia che la qualità di quell’occupazione sarà positiva, a meno che non verranno adottate misure supplementari.  E rimangono dubbi sull'impatto degli IDE sull'ambiente e sui diritti umani.
Nonostante le riforme in corso, in Birmania i sistemi amministrativo e giudiziario sono deboli e permeati dalla corruzione. Abbiamo già assistito a gravi violazioni dei diritti umani in un certo numero di imprese legate agli IDE. Data questa situazione, abbiamo forti perplessità sulla decisione di concludere  nella situazione attuale un trattato Bilaterale sugli Investimenti con la Birmania. Poichè la Commissione Europea ha comunque deciso di andare avanti, ribadiamo la necessità che  tale trattato debba per lo meno: 1) includere misure innovative e vincolanti in materia  Business e  diritti umani, che vadano oltre le solite frasi sullo sviluppo sostenibile, presenti in molti accordi di libero scambio UE e 2) modificare sostanzialmente le regole sugli investimenti - anche per quanto riguarda la composizione delle controversie investitore- Stato (ISDS).


Imprese e diritti umani

I principi guida  ONU su business e diritti umani, sostenuti dall'Unione Europea, invitano gli Stati membri a far rispettare le leggi che mirano a, o che hanno l'effetto di richiedere alle imprese di rispettare i diritti umani, e di verificare periodicamente l’adeguatezza di tali norme (Principio 3) e di contribuire ad assicurare che le imprese che operano nelle zone di conflitto, non siano coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, assicurando, tra le altre cose, che le loro politiche, la legislazione, i regolamenti in vigore e le misure attuative siano efficaci nell’affrontare il rischio che le imprese siano coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani (Principio 7).

Se per certi versi il quadro giuridico è migliorato, questo non è ancora sufficiente a garantire che le imprese rispettino i diritti umani.  Infatti, lo stato di diritto è ben lungi dall'essere realizzato in Birmania. Così, né le imprese né i lavoratori e le comunità possono contare sullo stato che applichi e faccia rispettare le leggi connesse ai diritti umani.
L'Unione Europea ha già riconosciuto che le imprese con sede nella UE, quando fanno affari con o investono in Birmania devono rispettare i più elevati standard di responsabilità d'impresa. Il 15 giugno 2012, gli allora  commissari Catherine Ashton e Karel De Gucht, nel chiedere il ripristino del sistema di SPG, hanno sottolineato che "gli investimenti responsabili e il commercio bilaterale [sono] elementi cruciali  a sostegno di una ripresa e rinascita del paese." Questa dichiarazione fa eco alla Dichiarazione del Consiglio del 23 aprile 2012  che affermava che il futuro del commercio e delle attività di investimento delle imprese europee in Birmania / Myanmar dovrebbero "promuovere la attuazione dei più elevati standard di integrità e di responsabilità sociale delle imprese", con particolare riferimento alle Linee Guida dell'OCSE sulle imprese multinazionali, ai Principi guida ONU su imprese e diritti umani e alla strategia di CSR dell'UE 2011-2014.  Ad oggi, tuttavia, l'Unione europea deve ancora mettere in pratica a queste importanti dichiarazioni. Una risoluzione del 2013 del Parlamento europeo ha sottolineato che le imprese che operano in Birmania dovrebbero essere tenute a rispettare standard elevati, attuare la due diligence e pubblicare i dati sulle catene di fornitura.

 

Allo stato attuale, le imprese dell'UE sono solo soggette ad iniziative volontarie / non vincolanti, come le Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali, i Principi Guida ONU su imprese e diritti umani e il Global Compact  ONU. Tali  iniziative, pur importanti, non sono sufficienti. L'UE deve prendere atto dell’iniziativa presa dagli Stati Uniti e definire impegni vincolanti sulla due diligence. Tuttavia, l'Unione europea deve andare oltre l'approccio adottato dagli Stati Uniti e richiedere alle aziende di: 1) adottare una politica di  due diligence complessiva sui diritti umani,  e adottare un processo di due diligence trasversale e credibile, valutando gli eventuali effetti negativi, reali o potenziali associati con le proprie attività commerciali o di investimento, inclusi i rapporti di affari, e pubblicare tale valutazione su un sito web centralizzato prima di avviare l'investimento; 2) li dove si identifichino impatti negativi, reali o potenziali,  mettere in atto un piano d'azione per porre rimedio o per prevenire tali impatti entro un tempo ragionevole, pubblicando tale piano con la valutazione d'impatto; 3) poiché la  due diligence è un processo continuo, a pubblicare  nello stesso modo le relazioni; e 4) rendere note le proprie catene di fornitura in Birmania. Tali processi dovrebbero coinvolgere una partecipazione adeguata e significativa di coloro che potrebbero essere interessati da queste attività commerciali e / o rapporti d'affari. Tali obblighi devono  essere attuati in ogni BIT con la Birmania. Quelle multinazionali che non li rispettano non dovrebbero poter usufruire dei benefici del BIT. In tutte le fasi, le imprese multinazionali che investono o che operano in Birmania devono accettare di lavorare apertamente e in collaborazione con i rappresentanti della società civile, tra cui i difensori dei diritti umani.
Inoltre, l'UE dovrebbe prendere le  misure positive in atto, per incoraggiare le multinazionali  UE a fare affari con la Birmania nel rispetto dei diritti umani in Myanmar e, quando possibile, ad utilizzare - individualmente o collettivamente – la loro influenza per promuovere il rispetto dei diritti umani. L'UE dovrebbe, ad esempio, organizzare nel 2015 una conferenza convocando le grandi imprese multinazionali UE e i rappresentanti della società civile  della UE e birmani per discutere la reale attuazione dei Principi Giuida ONU su imprese e diritti umani e delle Linee Guida dell'OCSE per le imprese multinazionali, e in particolare  le questioni relative ai diritti umani, che possono sorgere nel corso degli investimenti in Birmania, e le raccomandazioni per evitare o rimediare a tale impatto.

 

Norme sugli investimenti
Come riconosciuto nei Principi Guida ONU su imprese e diritti umani, nel Commento n. 9, in virtù dei trattati sugli investimenti, la protezione degli investitori  è stata utilizzata in passato per ostacolare la capacità dei paesi ospitanti di adottare norme di tutela. Inoltre, questi accordi contengono spesso clausole ISDS.  Una modalità specifica di risoluzione delle controversie, presente nei trattati sugli investimenti,  che permette all'investitore, cioè la società straniera, di bypassare i giudici nazionali e di citare il governo in giudizio presso un tribunale arbitrale internazionale. Alcuni investitori hanno richiesto somme scandalose di denaro, non solo per le presunte effettive perdite, ma per la perdita di previsti futuri utili. Questi tribunali sono spesso frequentati dagli stessi avvocati esperti di investimenti che rappresentano anche i clienti presso questi tribunali e, quindi, sono incentivati a creare un ambiente giuridico favorevole agli investitori. Gli arbitri sono stati criticati per la loro non conoscenza del diritto internazionale applicabile ai diritti umani. Le procedure non sono trasparenti e coloro che difendono l'interesse pubblico, e cioè le organizzazioni della società civile, hanno grandi difficoltà a intervenire in questi processi. Le decisioni di questi arbitrati sono definitive e vincolanti.
Siamo convinti che i paesi debbano avere la capacità di soddisfare importanti obiettivi di politica pubblica, in linea con gli obblighi internazionali sui diritti umani, compresi i diritti dei lavoratori, la tutela dell'ambiente, la fornitura di beni pubblici (sanità, istruzione e sicurezza sociale) e lo sviluppo di politiche industriali coerenti.

Le norme sugli investimenti possono fare esattamente l'opposto, consentendo agli investitori stranieri (o in alcuni casi filiali di imprese nazionali) per sfidare i regolamenti esistenti o addirittura proposti come una violazione dei loro diritti. Inoltre, i tribunali ISDS tendono a trascurare completamente la legge in materia di diritti umani nel raggiungere le loro decisioni.
In mancanza di disposizioni forti per affrontare in modo efficace i problemi dei diritti umani, e alla luce dei sempre maggiori  diritti concessi agli investitori, tali trattati creano gravi rischi. Queste preoccupazioni sono robuste i in un paese come la Birmania, dove ancora oggi i diritti umani vengono violati sistematicamente. Inoltre, segnaliamo che la valutazione d'impatto del BIT UE-Birmania ha omesso di valutare l'impatto delle ISDS sui diritti umani. La valutazione manca chiaramente di alcun rigore scientifico, un elemento rilevato dalla Corte dei Conti per  quanto riguarda le precedenti valutazioni d'impatto, messe a punto  dalla Commissione europea. Bisognerebbe pertanto effettuare una valutazione d'impatto prima di procedere oltre.
L'UE è tenuta legalmente ad includere delle salvaguardie che garantiscano il rispetto dei diritti umani, compreso il rispetto di queste norme nelle controversie internazionali sugli investimenti; in caso contrario, l'Unione Europea non sarà in grado di rispettare i suoi obblighi legali. Infine, ai sensi delle decisioni della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, al fine di assicurare il rispetto della Art 21 del TUE e della Carta dei diritti fondamentali UE e di ottemperare agli obblighi di trasparenza, facciamo notare che i particolari contenuti nelle clausole negoziate nel BIT UE-Birmania, devono essere comunicati alla società civile.
Cordiali Saluti


Confederazione sindacale internazionale (CSI)
Confederazione Europea dei Sindacati (CES)
Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH)
Earthrights Internazionale
Burma Campaign UK

 

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